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Sono giunte oggi, 22 maggio, le precisazioni da parte del Ministero della Salute sulle nuove metodiche di dispensazione del farmaco EllaOne. Nella circolare si legge che “attesa la complessità delle modalità di dispensazione, che come visto si articolano differentemente a seconda dell’età della donna che intende assumerlo, la vendita on line del medicinale in questione debba considerarsi vietata anche nell’accezione di medicinale SOP, per motivi di precauzione connessi alla tutela del diritto alla salute, essendo altamente complesso, per non dire quasi impossibile, nel caso di vendita on line accertare la maggiore età della donna utilizzatrice”. L’AIFA ha poi chiarito le modalità di dispensazione. Leggi il resto di questo articolo »

L’8 maggio è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la modifica sulla “classificazione di EllaOne ai fini della dispensazione”. Con una decisione “salomonica” e per la prima volta senza tenere conto del parere espresso dal Consiglio Superiore di Sanità, l’AIFA ha deciso di liberalizzare la vendita del farmaco per le donne maggiorenni. Rimane soggetto a prescrizione medica da rinnovare volta per volta per le minorenni, mentre scompare per tutte l’obbligo del test di gravidanza. Si invita a leggere attentamente il parere del CSS perché permette di comprendere i limiti e le ambiguità della decisione dell’EMA, prima, e dell’AIFA poi. Il CSS esprime con chiarezza le motivazioni che avrebbero dovuto mantenere il farmaco nella precedente classificazione, il tutto suffragato da evidenti dati scientifici. Un parere autorevole incomprensibilmente disatteso, visto che l’AIFA stessa l’aveva sollecitato. Ci si astiene da commenti approfonditi su questo punto, poiché appare più utile affrontare tematiche correlate alla nostra professione. Le novità apportate, infatti, fanno emergere problematiche etico-professionali ed etico-morali per il farmacista. Leggi il resto di questo articolo »

Per parlare dell’Obiezione di Coscienza dei farmacisti prendo spunto dalla mia esperienza quotidiana. Nella mia vita professionale vengo a contatto con molte persone, colleghi, malati e loro famiglie, tutti con necessità e problemi diversi. È necessario offrire la massima disponibilità, avere rispetto per chi si ha di fronte, cercare il dialogo per comprendere e farsi comprendere: la più totale attenzione è rivolta all’altro, mai a se stessi, perché è nel rapporto con gli altri che si sviluppa la nostra professionalità. In quest’ambito il rispetto per la vita è fondamentale, perché il nostro ruolo e il nostro consiglio hanno come fine la cura della persona umana nella sua integrità: il farmaco viene consegnato per migliorare lo stato fisico e psichico del paziente, perché sia d’aiuto in una determinata patologia. In ultima analisi ciò che viene dispensato in farmacia ha lo scopo di “salvare” la vita, o meglio, migliorarne le condizioni alleviando sintomi ed effetti negativi di una malattia. Leggi il resto di questo articolo »

Il farmacista è da sempre tenuto ad agire in scienza e coscienza, nel rispetto del “Codice Deontologico” e del giuramento che ha fatto, ma fino a qualche decennio fa era più semplice, poiché le leggi che regolavano l’attività in farmacia erano in genere finalizzate alla cura e alla prevenzione, al servizio delle persone e della vita. Compito del farmacista era di svolgere con correttezza la propria attività, in collaborazione con il medico, nell’interesse del bene del singolo e della comunità.

Da circa mezzo secolo le cose sono cambiate: anche per quello che riguarda la farmacia la visione oggettiva di bene e di male è stata via via tralasciata e sostituita gradualmente da una visione utilitaristica, di opportunità e di comodità, con decisione soggettiva di ciò che è bene e di ciò che è male. Viviamo in una realtà sanitaria nella quale da tempo gli esseri umani sono spesso considerati solo entità biologiche ed emozionali. Ciò ha portato alla frequente sopraffazione del più forte ( chi è capace di autodeterminazione) sul più debole ( chi non è capace – ancora, temporaneamente o definitivamente – di autodeterminarsi). Leggi il resto di questo articolo »

Il Comitato nazionale di bioetica sostanzialmente si è pronunciato a favore dell’obiezione di coscienza dei farmacisti che non vogliono consegnare la “pillola del giorno dopo”, chiedendo contemporaneamente che le autorità competenti provvedano a tutelare anche il diritto di chi richiede quel prodotto. Anche in questa occasione è stato riconosciuto che l’obiezione di coscienza ha un fondamento costituzionale nel diritto alla libertà di coscienza e la maggioranza del C.n.b. si è trovata d’accordo nel riconoscere al farmacista un ruolo riconducibile a quello degli operatori sanitari. Altri componenti ritengono che non si possa assimilare la figura del farmacista a quella del medico e il diritto all’obiezione costituirebbe un impedimento all’autodeterminazione della donna e una facoltà di censurare l’operato del medico.

La posizione espressa dai vari membri del C.n.b. potrebbe dare un importante impulso o, al contrario, rallentare l’iter delle leggi che sono state presentate al Senato per la regolamentazione dell’obiezione di coscienza per i farmacisti. Qual’è la vostra opinione?

Pensate che sia importante il diritto all’obiezione di coscienza solo per i farmacisti cattolici o per tutto il “mondo farmacia”?

Perché ci si dimentica spesso che il farmacista è a tutti gli effetti, soprattutto per la legge italiana, un operatore sanitario o è difficile accettarne l’idea?

Quando si parla di diritti, spesso sembra che vi sia diversa dignità tra quelli propri di alcuni cittadini e quelli di altri. La libertà di pensare ed operare secondo coscienza non è una peculiarità di una sola o poche categorie di persone. La propria libertà si acquista sempre nel rispetto della libertà degli altri: perché allora si ha paura di perdere parte dei propri diritti quando si permette ad alcuni di esprimere la loro libertà di coscienza?

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