Per parlare dell’Obiezione di Coscienza dei farmacisti prendo spunto dalla mia esperienza quotidiana. Nella mia vita professionale vengo a contatto con molte persone, colleghi, malati e loro famiglie, tutti con necessità e problemi diversi. È necessario offrire la massima disponibilità, avere rispetto per chi si ha di fronte, cercare il dialogo per comprendere e farsi comprendere: la più totale attenzione è rivolta all’altro, mai a se stessi, perché è nel rapporto con gli altri che si sviluppa la nostra professionalità. In quest’ambito il rispetto per la vita è fondamentale, perché il nostro ruolo e il nostro consiglio hanno come fine la cura della persona umana nella sua integrità: il farmaco viene consegnato per migliorare lo stato fisico e psichico del paziente, perché sia d’aiuto in una determinata patologia. In ultima analisi ciò che viene dispensato in farmacia ha lo scopo di “salvare” la vita, o meglio, migliorarne le condizioni alleviando sintomi ed effetti negativi di una malattia.
Vi sono farmaci che sono nati senza un fine terapeutico, soltanto per essere usati come scorciatoie per risolvere problematiche non di natura patologica. Lo scopo della pillola del giorno dopo e di quella dei cinque giorni dopo è soltanto quello di evitare una gravidanza indesiderata. Ma a che prezzo? Com’é evidente dagli studi più recenti, nella maggior parte dei casi questi “farmaci” agiscono evitando che l’embrione si annidi nell’utero materno per svilupparsi. La loro azione non evita l’incontro dei due gameti, ma impedisce lo sviluppo del concepito, dell’ovulo fecondato, che possiede nel proprio DNA tutte le potenzialità per diventare un essere umano adulto.
Il farmacista si trova di fronte ad un grande dilemma: agendo secondo l’etica professionale, nel rispetto del Codice Deontologico, deve scegliere se seguire pedissequamente le leggi vigenti, che lo obbligano a consegnare il farmaco, o ascoltare la propria coscienza e sottrarsi all’obbligo. Credo che se dobbiamo mettere al centro delle nostre azioni il rispetto per la vita umana, la scelta non può che essere quella di evitare di dispensare sostanze che servono a sopprimere una vita, anche se questa è piccolissima e al suo inizio.
Mi rivolgo ai colleghi che hanno criticato aspramente la nostra posizione: consegnereste con tranquillità un farmaco ad una persona ben sapendo che lo userà per togliersi la vita o per uccidere un altro uomo? Analoga condizione la ritroviamo nella dispensazione di farmaci che impediscono lo sviluppo del concepito, anche se in questo caso non vediamo l’essere umano che viene coinvolto. Per questo motivo è fondamentale la conoscenza, soprattutto nella nostra professione.
Uno dei principali compiti del farmacista è informare adeguatamente il paziente sui farmaci dispensati. Non dobbiamo quindi sottrarci al nostro ruolo, ma essere corretti nelle informazioni che forniamo.
Essere obiettori non significa esprimere un rifiuto, ma dare testimonianza di fede e di verità, accompagnata da una precisa spiegazione. Il nostro ruolo fondamentale è quindi contribuire ad una completa ed esauriente informazione rivolta alla donna, la sua scelta dipenderà poi dalla sua coscienza. Nessuno di noi vuole opporsi alla libertà della donna, ma la libertà degli altri non può ledere la nostra, proprio perché la libertà di tutti è sancita dalla nostra Costituzione. Costringere per legge a svolgere un’azione contro i propri principi, è paradossale per un Paese occidentale civile: eppure basterebbe così poco per legiferare garantendo i diritti del farmacista e della paziente.
È difficile far capire il nostro punto di vista ed ancor più arduo è trovare chi condivide le nostre posizioni. Ciò che mi rammarica non è tanto l’isolamento nel quale dobbiamo abituarci a vivere, ma la mancanza di rispetto nei confronti di un principio che prima di essere religioso, è etico e morale, ma ancor più lo definirei profondamente umano.
Il farmacista obiettore è l’unico operatore sanitario a non essere tutelato né dalla legge italiana, né dall’Ordine professionale. Chi agisce seguendo i propri principi morali con coscienza, lo fa a suo rischio e pericolo: la mia farmacia viene continuamente boicottata attraverso campagne denigratorie non sempre velate; in passato alcuni colleghi sono stati oggetto di aggressioni non solo verbali, con danneggiamento di loro proprietà; altri hanno subito denunce; alcuni collaboratori hanno perso il posto di lavoro. E tutto questo per quale ragione? Per aver rispettato la dignità e l’integrità dell’uomo e aver detto sì alla vita!
Un farmacista obiettore
Mi è piaciuto molto questo articolo e condivido tutto quello che lei ha scritto soprattutto la parte in cui precisa che le cosiddette “pillole del giorno dopo” non sono farmaci cioè destinate alla cura e alla prevenzione di malattie e quindi non dovrebbero nemmeno esistere in farmacia ma come sappiamo l’inganno e gli interessi economici hanno sempre la prevalenza….ma noi come farmacisti cattolici e obiettori di coscienza dobbiamo lottare e non perdere la speranza nel riconoscimento dei nostri diritti.
l’ultima parte dell’articolo mi ha scoraggiato un po’ ma volevo chiedere il comitato nazionale di bioetica in merito ad una interrogazione parlamentare ha riconosciuto al farmacista in quanto operatore sanitario il diritto all’obiezione di coscienza della pillola del giorno dopo….. ma questa non può essere già un motivo per far valere i nostri diritti anche a livello giudiziario? grazie Stefano
Caro Stefano, sai bene che in Italia perché possa essere riconosciuto legalmente un diritto, esistono solo due strade: una legge parlamentare o il pronunciamento di un giudice in una causa civile o penale, che possa diventare giurisprudenza. Il parere del CNB non è vincolante, ma sicuramente ha un peso notevole. Come hai potuto leggere nelle precisazioni dello stesso CNB, la possibilità di affermare compiutamente questo diritto è nelle mani del Parlamento che dovrebbe votare una legge che tuteli i farmacisti obiettori. Ogni farmacista, anche oggi, ha la possibilità di appellarsi ad una clausola di coscienza nel suo lavoro professionale, ma non è legalmente tutelato e può andare incontro a discriminazioni o subire denunce. Le resistenze che si oppongono al riconoscimento dell’obiezione di coscienza per i farmacisti sono molteplici e provengono da varie direzioni: conosci bene le resistenze che si sono sviluppate nella nostra stessa categoria. Risulta così per noi centrale, l’occasione di far comprendere che questo diritto è fondamentale per il nostro ruolo di operatori sanitari, che agiscono nel rispetto della vita e della dignità umana, quindi importante anche per coloro che non vogliono applicarlo, ma che desiderano essere considerati dei seri professionisti della sanità. Non possiamo di certo perdere la speranza se saremo in grado di dare una informazione seria e completa su questa tematica, se saremo testimoni con le nostre azioni e promotori di un dialogo corretto.
La ringrazio moltissimo, ho letto soltanto adesso questo articolo perché sto cercando lavoro e sono una farmacista cristiana…
La questione è davvero gravissima e l’insensibilità dei colleghi spaventosa, ma sapere che non sono sola mi da coraggio e speranza.
Grazie ancora, ricorderò lei e le sue intenzioni nella preghiera.
Cecilia
Grazie per il commento che hai voluto lasciare. Il momento è molto difficile, ma ti auguro di trovare presto un buon lavoro. Avere dei principi morali solidi non sempre paga: però non siamo mai soli e al di là del qualunquismo dilagante, ciò in cui crediamo può ripagarci delle difficoltà che incontriamo.