Il 28 marzo si è svolta presso il Centro Pastorale “Card. G. Urbani” di Zelarino (Ve), una letio magistralis del prof. Francesco D’Agostino, sul tema: “Bioetica cattolica e bioetica laica”. L’incontro è stato organizzato nell’ambito del corso d’introduzione alla Bioetica della scuola diocesana di formazione teologico – pastorale Santa Caterina d’Alessandria. Il professore, partendo dalle recenti discussioni sul “testamento biologico”, ha evidenziato come non vi siano grandi distanze tra una bioetica cattolica ed una bioetica laica e che non si debba cadere nel tranello di cercare contrapposizioni ideologiche, scavando degli inutili fossati di divisione: anche se a volte si possono avere punti di vista diversi, nella bioetica l’uomo e la sua vita sono sempre centrali e doverosi di rispetto.

Al termine, ho avuto modo di avvicinare il prof. D’Agostino, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani e Presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica. Alla luce del recente pronunciamento del Cnb sull’obiezione di coscienza dei farmacisti, ho chiesto un suo parere e un commento sui lavori svolti dal Comitato.

Non è stato semplice giungere ad un documento condiviso da tutti i membri del Cnb, ma va sottolineato che nessuno ha messo in dubbio il diritto all’obiezione di coscienza per il farmacista: alcuni hanno contestato l’ambito applicativo, alla luce di alcuni recenti studi scientifici, considerando la “pillola del giorno dopo” priva degli effetti abortivi che gli vengono attribuiti. Queste diverse posizioni si uniformeranno quando verrà commercializzata la “pillola dei cinque giorni dopo”, che tra i suoi effetti annovera un’azione diretta sullo sviluppo dell’embrione inibendone l’impianto nell’utero materno. Nessuno può però negare il diritto all’obiezione di coscienza e tanto meno il Cnb: negarlo, ha affermato il prof. D’Agostino, è limitare la libertà dei singoli e il loro agire secondo una propria morale. Chiunque sente la necessità di essere libero, ma nel rispetto della libertà altrui. Proprio su questi principi è stato sviluppato il documento conclusivo nel quale è stata ricordata la necessità di rispettare i diritti del paziente e i diritti dei farmacisti nelle proposte di legge presentate per regolamentare la richiesta ad applicare l’obiezione di coscienza. In ambito cattolico, mi ha poi ricordato, è importante che si trovi una unità di intenti nella “battaglia” per l’obiezione di coscienza: tutti i cattolici dovrebbero sentirla come propria, perché in ogni ambito, professionale e non, ci possono essere delle circostanze che sono contrarie ad una morale cristiana. Il NO dell’obiezione non è un rifiuto adottato col fine di danneggiare gli altri, ma una applicazione della propria libertà, testimonianza di morale e di fede. Altro aspetto importante è l’unità che deve essere espressa nella nostra associazione (UCFI): non dobbiamo lasciare che siano soltanto altri a discutere di questo argomento, ma dobbiamo saper portare avanti una fruttuosa discussione tra di noi, presupposto per una incisiva opera di richiesta agli organi statali competenti. A tale proposito, la creazione di un blog su queste tematiche è sembrata una iniziativa efficace e concreta per dare forza alle nostre idee.

Questo, in breve, il parere del quale il prof. D’Agostino mi ha molto gentilmente reso partecipe. Vorrei soffermarmi ora su alcune considerazioni personali.

In risposta a tutti coloro che hanno criticato il documento elaborato dal Cnb, ravvisando una limitazione della libertà del medico alla prescrizione e delle pazienti ad avere il farmaco, ricordo che nella nostra costituzione non vi sono distinzioni tra i diritti dei singoli cittadini, né diritti più forti di altri. Credo sia corretto rispettare la libertà di ciascuno. Se si negasse la possibilità al farmacista di appellarsi all’obiezione di coscienza in qualunque caso, si limiterebbe gravemente la sua libertà, così come deve essere garantita sempre alla paziente la possibilità di reperire il farmaco. Le modalità che i disegni di legge dovranno introdurre sono facilmente ipotizzabili e possono minimizzarre i disagi per ciascuna delle parti.

A coloro che hanno criticato il comportamento dei farmacisti cattolici invitandoli a cambiare lavoro se non vogliono dispensare un farmaco, perché sono sempre obbligati a farlo dalle disposizioni di legge, ricordo alcuni passi del Giuramento del Farmacista, presente nel nostro codice deontologico: “Giuro di esercitare l’arte farmaceutica in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento in scienza e coscienza…, di difendere il valore della vita…, di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacità professionali e alle doti morali…” Credo che ogni commento sia superfluo.

Si può discutere sull’ambito applicativo e sulle modalità dell’obiezione di coscienza, ma non si può negare a priori una sua applicazione. Questa espressione di libertà è importante anche per quei colleghi che non hanno intenzione di farne ricorso. Se i farmacisti sono a tutti gli effetti degli operatori sanitari, devono poterne condividere sia gli obblighi, che i diritti, anche se in campi professionali diversi.

Per concludere, credo sia importante dimostrare unità ed accordo nella nostra Associazione, soprattutto nelle tematiche che ci stanno più a cuore: discutere tra di noi, per poi parlare con una voce sola, ricordando che il nostro ruolo è quello di essere testimoni di fede nel nostro ambiente professionale.

Dott. Giorgio Falcon

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